E’ il fiore all’occhiello della gastronomia bolognese ed è conosciuta in tutto il mondo per il suo profumo inconfondibile, intenso e leggermente speziato: stiamo parlano, ma non ci sarebbe nemmeno bisogno di presentazioni, della signora Mortadella di Bologna.
Potremmo definirla come un insaccato aristocratico per la posizione di privilegio rispetto agli altri salumi, in quanto protetta dal marchio di denominazione geografica non solo oggi, ma anche alle origini della sua prima apparizione sulle tavole.
Probabilmente già nel I secolo o nel più tardo Medioevo era avvenuta la prima comparsa di questo sopraffino insaccato, però la prima testimonianza, che certifica la sua nascita, è descritta in una stele di epoca romana imperiale.
Rigorosamente prodotta con le parti pregiate della carne di suino, la prima vera documentazione scritta apparve nel 1644 nel celebre trattato del bolognese Vincenzo Tanara, “L’economia del cittadino in villa”.
Data la sua bontà unica ed anche al successo avuto da Tanara, con il suo trattato, alla Mortadella di Bologna vennero riconosciute, nel 1661 dal cardinale Girolamo Farnese prima e nel 1720 dal cardinale Curzio Origo poi, le norme per tutelarla.
Oggi è presente nei piatti tipici bolognesi, deliziando le papille gustative di ogni buongustaio.