Una delle chiese più belle e ricche di arte di Bologna, non ha il rilievo che meriterebbe, dato che è inserita nell’area cimiteriale della Certosa, e finisce spesso con l’essere considerata quasi come un’appendice del cimitero. Si tratta della chiesa di San Girolamo della Certosa, intitolata al sacerdote e dottore della Chiesa vissuto tra il 347 e il 420 dopo Cristo e autore della Vulgata in latino della Bibbia.
Tutto il complesso sul quale sorgono la chiesa e il cimitero si sviluppa su un’area che già nel V secolo avanti Cristo era adibita al culto dei morti nell’antica Felsina etrusca, come è stato rilevato dagli scavi archeologici svolti tra il 1869 e il 1871 dall’archeologo bolognese Antonio Zannoni, che portarono alla luce una vasta e importante necropoli.
La fondazione della chiesa intitolata a San Girolamo risale invece agli inizi del XIV secolo a opera dei frati certosini, che si erano appena insediati a Bologna. L’ordine dei certosini era nato in Francia nel 1084 come sintesi della fede applicata alla vita in comunità isolate e solitarie, e prende il nome dalla valle di Chartreuse, sede della loro prima comunità.
Non rimane molto delle decorazioni medievali della chiesa, che vengono però elencate in parte nel manoscritto Monumenta Cronologica Cartusiae Bononiensis, conservato all’Archivio di Stato di Bologna.
Gli interni e gli arredi della Certosa furono depredati o distrutti dai Lanzichenecchi di Carlo V d’Asburgo nel 1527, quando l’Imperatore del Sacro Romano Impero li inviò in Italia contro papa Clemente VII, che appoggiava Francesco I di Francia nella guerra di rivendicazione al trono imperiale. Il papa stesso subì poi una bruciante sconfitta militare che porto al sacco di Roma, sempre nel 1527.
Anche per questo motivo buona parte dell’arte custodita nella chiesa di San Girolamo è posteriore a questa data, a partire dal bellissimo coro ligneo del 1538 ricostruito utilizzando molto probabilmente i cartoni della precedente realizzazione risalente al 1488 a opera di Melchiorre Provenzale.
Dalla fine del XVI secolo, sotto la spinta del priore Giovanni Battista Capponi, che condusse il convento fino al 1622, iniziò un profondo rinnovamento decorativo all’interno dell’edificio, a partire dalla realizzazione delle cappelle di San Girolamo e di San Giovanni Battista poste ai lati dell’ingresso.
Uno degli artefici di questo rinnovamento artistico fu il pittore bolognese Bartolomeo Cesi (1556-1629) con la decorazione della cappella maggiore, con le tre pale dedicate alla Passione di Cristo e con l’affresco nella foresteria nuova raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovanni, San Girolamo e San Bruno: il fondatore dell’Ordine dei certosini
Anche la decorazione con Storie Bibliche affrescate nella zona absidale è opera di Bartolomeo Cesi.
Da questo periodo e poi fino alle soppressioni napoleoniche alla fine del XVIII secolo, i certosini continuarono ad arricchire la loro chiesa con opere di grandi artisti quali Agostino e Ludovico Carracci, Guercino, Giovanni Andrea Sirani e sua figlia Elisabetta Sirani, e altri maestri della scuola bolognese.
Le soppressioni napoleoniche hanno portato molte di queste opere d’arte a subire vicissitudini e anche viaggi di trasferimento in Francia, ma che alla fine le hanno però ricollocate in buona parte nel territorio, ospitate alla Pinacoteca e anche a Palazzo D’Accursio.
Il certosino e il cioccolato.
Ai frati certosini va ascritta anche l’invenzione del dolce natalizio bolognese, il Certosino, chiamato anche Pan Speziale, ma non per il gusto speziato quanto per essere un Pan Speciale.
L’origine del certosino a Bologna è direttamente collegata all’arrivo dei frati intorno al 1330, ma la presenza del cioccolato nel dolce fa intuir che l’originale doveva essere molto diverso da quello che gustiamo attualmente, dato che il cacao arrivò in Europa solo nella prima metà del XVI secolo dall’America e che addirittura per quasi un secolo fu considerato un medicinale per poi diventare a delizia per nobili e ricchi. Solo a metà dell’800 il cioccolato divenne un dolce alla portata di tutte le tasche.