Scienziati, viaggiatori, collezionisti, archeologi legati alla storia del Museo Civico Archeologico di Bologna: 18 personaggi ci presentano i modi in cui – dal ’600 al ‘900 – l’Antichità è stata guardata, studiata, raccontata e i suoi resti tramandati.
Raccontare la storia delle collezioni, le loro origini e la relazione con il contesto storico-culturale in cui si sono formate, è una sfida con la quale ogni istituzione museale è chiamata ogni giorno a confrontarsi, per attualizzare e condividere la conoscenza del proprio patrimonio. È con questo intento che l’Istituzione Bologna Musei presenta l’esposizione “Ritratti di famiglia. Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico Archeologico fra Bologna, l’Italia e l’Europa”, a cura di Paola Giovetti e Anna Dore, che si potrà vedere dal 10 marzo al 19 agosto 2018 nella sala mostre del centralissimo museo.
“Con questa mostra – sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna Matteo Lepore – il Museo Civico Archeologico ripercorre la sua storia e quella delle più importanti istituzioni culturali della città attraverso una straordinaria e curiosa panoramica di oggetti e documenti. Una narrazione inedita e affascinante, non solo della storia del museo, ma della città stessa, che si snoda attraverso le vite e le opere di personaggi emblematici e oggetti di grande importanza storica. Per questo originale progetto espositivo, che si svolge in concomitanza agli importanti lavori di ristrutturazione in corso al museo, ringrazio tutti i colleghi dell’Istituzione Bologna Musei e i collaboratori che a vario titolo lo hanno reso possibile, perché grazie a loro proprio questo periodo di lavori e cantieri si trasforma in nuova opportunità per valorizzare e fare conoscere una parte importante della nostra storia e del nostro patrimonio”.
“Ritratti di famiglia” infatti inaugura in un momento particolare nella vita del museo che vede la chiusura del suo primo piano fino a primavera 2019, per i lavori di rifacimento e consolidamento di un’ampia porzione del manto di copertura dell’edificio dove è situato, il quattrocentesco Palazzo Galvani. La mostra vuole essere dunque un’espressione viva e attuale dell’identità dell’Archeologico e della natura complessa del patrimonio storico che conserva, che proprio grazie a questa mostra resta fruibile e accessibile al pubblico nonostante i cantieri.
350 oggetti di differente tipologia, selezionati per il grande valore storico e il legame con le principali figure che hanno contribuito alla formazione e allo studio dei nuclei collezionistici si affiancano ai documenti che evocano la storia e le vicende di 18 personaggi emblematici per la storia del museo e della città. Lungo un’ideale linea cronologica che va dal 1522, anno di nascita del naturalista e filosofo Ulisse Aldrovandi, uno dei massimi rappresentanti del collezionismo di indirizzo naturalistico enciclopedico, al 1944, anno di morte di Pericle Ducati, direttore del museo che compì fondamentali ricerche sulla civiltà etrusca, Ritratti di famiglia conduce il visitatore lungo l’evoluzione del modo di guardare all’antico. Dal Seicento fino alla nascita della scienza archeologica e delle moderne strutture di valorizzazione e di tutela nel Novecento, si scoprono inaspettate aperture verso le vicende storico-politiche, culturali, sociali, in un racconto a più voci che proietta la città in un panorama italiano ed europeo già a partire dal XVI secolo.
Parallelamente a “Ritratti di famiglia”, i Musei Civici d’Arte Antica dell’Istituzione Bologna Musei promuovono una riflessione affine con la mostra “Creti, Canova, Hayez: la nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte”, che si potrà vedere dal 16 marzo nella sede museale situata al secondo piano di Palazzo d’Accursio. Anche questo progetto espositivo si realizza in comcomitanza con alcuni interventi di parziale ripristino della copertura di Palazzo, riorganizzando così il percorso di visita con inediti accostamenti e l’esposizione di opere provenienti dai depositi, secondo la medesima volontà di mostrare e valorizzare le raccolte museali civiche.
Due mostre indipendenti, accomunate da rilevanti investimenti strutturali di riqualificazione, che sottolineano la centralità del sistema culturale e dei beni storico-artistici come patrimonio di valori e narrazioni su cui si fonda la cifra identitaria di Bologna e la sua proiezione nel futuro, capace di coinvolgere non solo i cittadini residenti ma anche i visitatori occasionali e i turisti sempre più numerosi che la città attrae.