Le strade delle antiche suggestioni, le chiese dei Santi, i palazzi dei potenti e il Museo della storia cittadina.
C’è una zona di Bologna nella quale sono vicini uno all’altro i palazzi dell’antico potere cittadino e i simboli della fede, quasi a testimoniare le due anime della città: tra il governo del libero Comune e l’area di influenza papale. Questa zona è compresa tra via Santo Stefano, via Castiglione e piazza dei Tribunali.
Siamo nel cuore della Bologna storica: sotto la torre Asinelli inizia via Castiglione, che dopo pochi passi affianca piazza della Mercanzia, dalla quale parte via Santo Stefano. Il Palazzo della Mercanzia è il primo simbolo del governo cittadino che si incontra: da oltre sei secoli regola le norme del commercio a Bologna. Costruito nel 1384 sotto la direzione di Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino, nel tempo ha subito danni dal crollo della vicina torre Dè Banchi fino alle bombe della Seconda guerra mondiale, ma sempre è stato restaurato e ripristinato. Il frontale è addobbato dal bel balcone in marmo dal quale un tempo si leggevano le sentenze del tribunale dei mercanti. Il lato del palazzo su via Castiglione ha ancora la lapide murata all’inizio del XV secolo per ricordare pubblicamente l’esenzione da dazi e da altre spese a favore degli scolari dello Studio, l’antico nome dell’università.
Sul lato di via Santo Stefano invece, dopo pochi metri si apre lo spiazzo che crea uno degli scorci più suggestivi di Bologna, con Palazzo Isolani a sinistra, e altri palazzi delle signorie cittadine a destra e di fronte la Basilica di Santo Stefano. Palazzo Isolani risale alla metà del XV secolo, costruito da Lapo Portigiani, fiorentino di Fiesole, con uno stile quasi di transizione tra influenze gotiche e rinascimentali toscane. La facciata è divisa in due ordini orizzontali ben distinti, con gli archi a tutto sesto del portico sostenuti dai capitelli corinzi delle colonne. Sulla facciata si apre il passaggio pedonale di Corte Isolani, che collega il palazzo con Casa Isolani su strada Maggiore. La Corte è un esempio dell’urbanistica medioevale bolognese, con passaggi coperti e saliscendi, che creano una galleria ora sede di boutique, ristoranti e bistrot.
Sul lato opposto invece i palazzi affiancati uno all’altro creano l’effetto di un’unica facciata con portici e finestre diversi tra loro, ma omogenea nella visuale complessiva, con Casa Sforno in evidenza per avere un solo arco del portico ma più alto di tutti gli altri. Su tutto lo scenario domina il complesso di Santo Stefano, che fa parte della dedica ai luoghi santi del pellegrinaggio che il vescovo Petronio (V secolo) volle celebrare a Bologna. La Basilica, infatti, sorge a lato di vicolo Gerusalemme e anticamente si chiamava lei stessa Sancta Jerusalem.
Al nucleo originario del V secolo sono state aggiunte altre costruzioni, tra il X e il XIII secolo: sulla piazza si affaccia la chiesa del Crocifisso a destra, quella del Calvario al centro e quella dei primi martiri cristiani bolognesi Vitale e Agricola a sinistra. Tutte e tre ospitano preziose opere d’arte e celebrazioni della fede come la riproduzione del Sepolcro di Cristo o gli antichi sarcofagi dei Santi martirizzati.
Meritano attenzione anche il Cortile di Pilato con un bacile in marmo donato dai longobardi nell’VIII secolo, la chiesa della Trinità e il chiostro benedettino, tra i più notevoli del romanico emiliano, dove ha sede anche il museo con alcuni pezzi pregevoli di varie epoche.
Di fianco a Santo Stefano continua la celebrazione dei luoghi santi di Gerusalemme, con una piazzetta che si apre alla fine di una breve salita e dove si trova un altro edificio simbolico: la chiesa di San Giovanni in Monte.
La costruzione originale del V secolo è stata ristrutturata nel XIII secolo e ricostruita in gotico nel ‘400. La facciata evidenzia l’aquila simbolo dell’evangelista Giovanni, realizzata da Niccolò dell’Arca nel 1481, e l’interno a tre navate conserva ancora preziose pale d’altare, opere in legno e belle vetrate figurate.
Da San Giovanni in Monte si scende anche su via Castiglione, non lontano dalla ex chiesa gesuita di Santa Lucia, che occupa la scena con il suo imponente frontale: attualmente è sede dell’Aula Magna dell’Università.
Da lì è facile poi raggiungere piazza San Domenico, dove sorge la basilica che custodisce le spoglie del Santo fondatore dell’ordine dei domenicani. La costruzione risale alla morte di Domenico di Guzmàn (1221) e mostra tesori d’arte, con opere di Guercino, Ludovico Carracci, Filippino Lippi e altri. Le spoglie di San Domenico sono conservate in una magnifica arca in marmo all’interno della cappella a lui dedicata, con opere di Guido Reni. L’arca è impreziosita da sculture di Nicola Pisano, importante artista del ‘200 che ha lasciato un profondo segno nel senso dell’umanizzazione dell’arte, fino ad allora sconosciuta nel medioevo. Nel tempo l’arca di San Domenico ha visto aggiungersi lavori di Niccolò dell’Arca, Alfonso Lombardi, Jan Baptiste Boudard.
Anche Michelangelo ha contribuito con l’angelo reggi candelabro di destra e i Santi Petronio e Procolo sul retro. Gli stalli per il coro, in legno intarsiato, sono un’altra opera degna di nota: realizzata da Fra’ Damiano da Bergamo (Damiano Zambelli 1490-1549) fu molto ammirata già dai suoi contemporanei, che la definirono l’ottava meraviglia del mondo. Nella piazza di fronte alla basilica è sistemata la tomba di Rolandino Dè Passeggeri (1215-1300) uno dei più grandi giuristi del medioevo.
Di nuovo su via Castiglione, tornando verso le Due Torri, altre testimonianze importanti sono Palazzo Pepoli Campogrande, costruito nel XVII secolo di fronte a Palazzo Pepoli Vecchio e che ospita la Quadreria Zambeccari: dipinti di maestri emiliani e bolognesi come Ludovico Carracci, Francesco Albani, Guercino e altri; e il Palazzo di Giustizia in piazza dei Tribunali, progettato dal grande Palladio, Andrea Della Gondola (1508-1580).
Anche la chiesa di San Procolo in via D’Azeglio 52 merita attenzione: per il sarcofago con le spoglie di Procolo, uno dei primi martiri cristiani bolognesi e per l’arte esposta tra le sue navate, con opere tra gli altri di Lippo di Dalmasio e Bartolomeo Cesi.
Tornando invece su via Santo Stefano si raggiungono due luoghi molto significativi: Casa Carducci, con il Museo civico del Risorgimento e il complesso del Baraccano. Piazza Carducci si apre su via Dante, e la casa museo è subito in bella vista: l’edificio con l’appartamento di Carducci fu acquistato dalla regina Margherita di Savoia nel 1906 e donato al Comune l’anno dopo, alla morte del poeta, perché venisse mantenuto nel suo stato originale e venisse perpetuato il ricordo del grande uomo di lettere. Casa Carducci occupa il primo piano, con gli ambienti quotidiani, gli oggetti e le memorie di una vita, oltre che cimeli quali un frammento della tunica di Petrarca incorniciato.
La biblioteca di Carducci comprende circa 40.000 pezzi tra volumi, fascicoli, periodici ed estratti. Oltre al grande spirito culturale del suo proprietario, la casa museo offre anche lo spaccato di un’abitazione borghese di fine Ottocento.
Al piano terra si trova il Museo civico del Risorgimento, una rassegna della storia bolognese compresa tra l’occupazione bonapartista del 1796 e la fine della Prima guerra mondiale nel 1918.
L’epopea del risorgimento è qui sviluppata non tanto nel senso eroico della battaglia quanto in quello dell’aspetto sociale e culturale quotidiano, con riferimento appunto a Bologna.
DA VEDERE
• La lapide con l’esenzione agli studenti su Palazzo della Mercanzia
• Palazzo Isolani e Corte Isolani
• La chiesa di San Giovanni in Monte
• Il Complesso del Baraccano
• Casa Carducci
DA NON PERDERE
• Il complesso di Santo Stefano
• L’arca in marmo e il coro in legno nella Basilica di San Domenico
• Il Museo della Storia di Bologna a Palazzo Pepoli Vecchio
• La Quadreria Zambeccari a Palazzo Pepoli Campogrande
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