Un Decreto Medioevale a tutela degli Scolari
Palazzo della Mercanzia è il simbolo dell’anima commerciale, ma anche sociale, della città e sede storica di una delle corporazioni più antiche sotto le due torri, i mercanti.
Ha sede su una delle piazze più antiche di Bologna, presente già in età romana. Le sue mura hanno assistito agli eventi più insoliti, vediamo insieme un po’ di curiosità:
•Perché lì: Prendendo una mappa, si capisce subito perché i mercanti avessero deciso di prendere sede in quel luogo. Piazza della mercanzia è molto vicina all’incrocio delle due vie più antiche, la via Emilia e la via Salaria, che conducevano rispettivamente a Rimini e Ravenna;
•Pubblico ludibrio: Nel palazzo era presente una corte di mercanti anziani e studiosi che aveva il compito di dirimere le controversie tra commercianti. Inoltre la loggia dei mercanti si occupava anche di giudicare le truffe ed eseguire sentenze. Chi risultava condannato di “fallimento doloso” veniva legato alla colonna centrale del palazzo e sottoposto alla pubblica gogna;
•Le ricette: Dall’occupazione napoleonica il palazzo diventa sede della Camera di commercio. Nei suoi archivi, sono custodite le ricette originali dei più famosi piatti della cucina locale, tra cui la misura della vera tagliatella, depositata nel 1972;
•I crolli: Nel 1484 la torre De’Bianchi, che si ergeva dinnanzi al palazzo della Mercanzia, crollò. Nell’impatto morirono ventitré persone. Un secondo crollo coinvolse lo stesso palazzo tra il 1946 e il 1949, causato invece da un ordigno bellico inesploso.
Altra curiosità della Mercanzia su cui vogliamo soffermarci in questo articolo riguarda gli scolari: all’inizio del XV secolo sul lato Castiglione di Palazzo della Mercanzia venne murata una lapide che ricorda l’esenzione dei dazi concessa nel 1417 agli scolari dello Studio di Bologna, l’antico nome dell’università; chi la volesse vedere deve spostarsi all’inizio di via Castiglione che affianca il palazzo e guardare fra la seconda e terza bifora del piano terra. La scritta sulla lapide tradotta dice:
I privilegi in virtù dei quali gli scolari nulla devono pagare per i libri e le altre cose d’uso vettovaglia e vestito tanto proprie quanto dei loro famigli furono confermati essendo rettore dei Citramontani il signor Giuliano de’ Davanzati e vice rettore degli Ultramontani in signor Pietro di Poggiomarino di Catalogna.
Essa documenta ampiamente in che modo la nostra città tutelasse la presenza degli studenti, i quali, in effetti, rappresentavano e rappresentano tutt’ora, una fonte economica insostituibile per il suo benessere.
Vale però anche la pena sottolineare (ed anche questo è una curiosità importante) un fatto che riteniamo notevole: la lapide attesta, infatti, che gli studenti del tempo erano divisi in due corporazioni, quella del “Citramontani”, rappresentativa degli universitari provenienti da paesi al di qua delle le Alpi, e quindi italiani, e quella degli “Ultramontani” ovvero provenienti da nazioni poste al di là delle Alpi.
Forse alla Bologna medioevale si deve, in un certo senso, anche l’identificazione, o il sogno, di un’unità nazionale che avrebbe atteso oltre ottocento anni per essere realizzata.