In occasione dei 110 anni del BFC 1909, vogliamo dedicare uno piccolo spazio alla casa della nostra squadra e di tutti i suoi tifosi.
I grandi spettacoli hanno bisogno di grandi teatri. Lo spettacolo che la compagnia Bologna regalava agli spettatori tifosi era tale da meritare un impianto come il Littoriale. Era questo il nome originario del Renato Dall’Ara: il primo stadio in Italia ad essere costruito per iniziativa pubblica, voluto fortemente da Leandro Arpinati, all’epoca gerarca fascista di primo piano, podestà di Bologna e sottosegretario al Ministero degli Interni. Per reperire i fondi necessari ci fu una vera e propria raccolta tra cittadini e istituzioni, anche se probabilmente più che di una donazione spontanea si trattò di un versamento forzoso nelle casse del progetto.
Arpinati creò altre iniziative di edilizia celebrativa a Bologna, tra le quali anche l’ippodromo dell’Arcoveggio, ma il Littoriale fu la prima opera per importanza e innovazione. I lavori furono molto rapidi: nel giugno del 1925 re Vittorio Emanuele III posò personalmente la prima pietra, e il 29 maggio 1927 ci fu l’inaugurazione con la partita Italia Spagna vinta dagli azzurri per 2-0 davanti a 55.000 spettatori. Prima dell’apertura ufficiale, nel 1926, Mussolini si presentò in sella a un cavallo bianco, ricevendo come omaggio una statua equestre che campeggiò sopra il settore distinti prima di essere abbattuta e rimossa nel 1943.
Il complesso del Littoriale non era un semplice stadio per le partite di calcio come già ne esistevano in Italia: seguendo la filosofia fascista del primato agonistico e della cura del corpo come veicolo per l’affermazione dell’intera società italiana era una vera e propria cittadella dello sport, con piscine coperte, campi da tennis e pista di atletica. Era tra i più grandi e completi in Europa, e si distingueva per l’uso del calcestruzzo e per soluzioni architettoniche di avanguardia che ancora oggi dimostrano grande personalità. Il progetto fu affidato all’architetto vignolese Umberto Costanzini (1897-1968) direttore dell’uffici tecnico della Casa del Fascio, che lavorò insieme all’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata (1881-1962) al quale si deve la Torre di Maratona.
Oltre che per il primato sportivo il complesso venne molto utilizzato anche per mostre, rassegne e manifestazioni, e – naturalmente – per il calcio. Per questo nuovo teatro il Bologna Calcio lasciò l’impianto dello Sterlino per esibirsi su un palcoscenico di grande impatto e prestigio internazionale, proprio nel periodo delle grandi vittorie dei rossoblù. In questo stadio furono ospitate anche le partite delle coppe europee che il Bologna – prima squadra in Italia – vinse a cominciare dalla Coppa Europa Centrale del 1932. Qui vinse la serie di scudetti che segnò la fine degli anni ’20 e gli anni ’30 e che fecero del Bologna il famoso squadrone che …tremare il mondo fa…
Lo stadio venne anche compreso tra quelli che ospitarono le partire del Mondiale del 1934, vinto dall’Italia allenata da Vittorio Pozzo e che aveva in squadra anche i bolognesi Schiavio e Monzeglio. Dopo la seconda guerra mondiale lo stadio prende il nome di Comunale, per poi essere intitolato nel 1983 a Renato Dall’Ara, presidente del Bologna per ben trent’anni a partire dal 1934.
Ancora oggi questo è il teatro del BFC1909: il nuovo proprietario del Club, Joey Saputo, ha fatto realizzare lavori di adeguamento e abbellimento, che vanno dall’area ospitality alla sala stampa agli spogliatoi fino alle sedute e al prato che ha coperto la vetusta pista di atletica. Tutto questo in attesa che prendano il via i lavori di adeguamento e ammodernamento del Renato Dall’Ara, che lo faranno diventare uno degli stadi più moderni in Europa legando con un filo diretto i fasti del passato con la visione dell’architettura contemporanea.
(Foto: www.bolognafc.it)