La Fontana Vecchia, ancora in funzione in via Ugo Bassi, lungo il muro esterno della Biblioteca Salaborsa, fu commissionata nel 1563 dal Pontefice Pio IV allo scultore e architetto palermitano Tommaso Laureti, per l’utilità e il decoro della città di Bologna. Ben presto il progetto iniziale fu ampliato e le fontane divennero due: la Fontana del Nettuno, costruita tra il Palazzo del Comune e quello del Podestà, a «testimonianza ufficiale e simbolica dell’autorità papale» (G. Roversi, 1984, p. 161), e la Fontana Vecchia, detta anche “della Gabella vecchia” perché posta a ridosso della parete del Palazzo Comunale presso i vecchi uffici della dogana, ad uso dei cittadini bolognesi. La fontana Vecchia fu costruita per fornire un punto di prelievo pubblico di acqua ed evitare che la popolazione attingesse alla Fontana del Nettuno e le ortolane del mercato di Piazza Maggiore vi lavassero la verdura.
La Fontana Vecchia fu inaugurata nel 1565, l’altra fu ultimata l’anno dopo.
Dal 1595 furono stabilite pene severe per chi lavasse gli ortaggi o la biancheria nella prima e nel 1605 la Fontana del Nettuno venne circondata da una cancellata in ferro per proteggerla ulteriormente. Al contrario, le prescrizioni relative alla Fontana Vecchia miravano semplicemente a mantenere l’acqua pulita e utilizzabile da tutti. Perché fosse lasciato libero lo spazio attorno alla fontana e ognuno potesse accedervi, esso venne delimitato da fittoni. La recinzione visibile in questa fotografia è assai più tarda di quella costruita attorno alla Fontana del Nettuno.
A quanto pare, questa fontana era destinata al popolo, mentre la Fontana del Nettuno ad un uso esclusivo di Palazzo d’Accursio.
Comunque sia, è proprio da questa fontana che gli acquaioli attingevano l’acqua che vendevano poi nei vari punti della città o portavano a domicilio. Sarà anche una fontana ignorata, ma il popolo bolognese all’epoca, viveva grazie a lei.