Tra piazza San Francesco e piazza Malpighi sorge la Basilica di San Francesco, il primo esempio di gotico francese in Italia.
Non distante da Piazza Maggiore, e vicina ai palazzi di architettura modernista di via Marconi, c’è la chiesa forse più scenografica di tutta Bologna, in grado di trasmettere suggestioni gotiche da sceneggiatura cinematografica o da romanzo.
È la basilica dedicata a San Francesco, tra piazza San Francesco e piazza Malpighi, che ha anche molti altri punti a favore, essendo una delle più antiche della città e la prima chiesa intitolata al Santo dopo quella di Assisi, che fu iniziata pochi anni prima ma che possiamo dire sia stata costruita e completata in contemporanea con quella bolognese.
La chiesa fu edificata dal 1236, solo dieci anni dopo la morte di Francesco, e i frati dell’ordine erano già a Bologna da diversi anni, da quando Bernardo da Quintavalle – il primo discepolo di Francesco – durante un suo soggiorno a Bologna ottenne un luogo di dimora per i frati, che fece occupare da discepoli fatti arrivare appositamente da Assisi.
Qualche anno dopo questo insediamento lo stesso Francesco soggiornò a Bologna dove – il 15 agosto 1222 – tenne un discorso molto acclamato davanti ad una grande folla radunata per l’occasione davanti al palazzo comunale.
Il fascino dell’edificio si diffonde già dall’esterno, tramite i monumenti funebri (arche) nei pressi dell’abside, ben visibili dal lato di Piazza Malpighi. Sono le tombe di alcuni glossatori del XIII secolo, maestri dello Studium bolognese che sul rinnovamento del Diritto Romano crearono la moderna giurisprudenza, tra cui Accursio, Odofredo e Rolandino Romanzi.
Questa chiesa è il primo esempio in Italia di gotico francese, testimoniato dagli archi absidali esterni, anche se le forme sono ancora ispirate al gotico romano ben presente nella facciata, che si slancia però in uno sviluppo verticale davvero imponente, influenzato dall’architettura d’oltralpe. Ancora oggi non sappiamo il nome di chi ha progettato questa chiesa così affascinante nel suo modo di armonizzare stili diversi, conosciamo invece chi ha disegnato il secondo alto campanile nel 1397: il grande architetto bolognese Antonio Di Vincenzo.
Le suggestioni gotiche proseguono anche nel maestoso e austero interno a forma di croce latina a tre navate con la centrale, più alta, che ha le volte a sei spicchi come la Cattedrale di Notre Dame.
Oltre alle nove cappelle disposte a raggiera, cattura l’attenzione l’altare maggiore con una preziosa pala di marmo, un tempo rivestita d’oro.
Anche all’interno ci sono alcune tombe celebri, tra cui spiccano quella di papa Alessandro V (l’antipapa) e quella di padre Giovanni Battista Martini, il grande musicista bolognese (1706-1784) che nel convento attiguo alla basilica passò tutta la sua vita raccogliendo anche una grande collezione di libri e ritratti musicali, oltre a essere stato il maestro del giovane Mozart durante il suo soggiorno bolognese di alcuni mesi nel 1770, per diplomarsi Maestro Compositore presso la celebre Accademia Filarmonica di Bologna, tuttora attiva nella sua storica sede di via Guerrazzi.