Nei vicoli dell’antico mercato, tra arte colori e sapori.
Il Quadrilatero è il centro del centro storico di Bologna: una delle aree più antiche della città, nata per lo sviluppo del commercio e dell’artigianato. È delimitato da piazza Maggiore e dal lato della Basilica di San Petronio che corre lungo via dell’Archiginnasio e piazza Galvani, da via Rizzoli, da piazza della Mercanzia/via Castiglione e da via Farini.
Il Quadrilatero è un incrocio di strette strade disposte a pianta romana che ancora oggi testimoniano con il loro nome originario la rete di attività e di commercio che si svolgeva già nei secoli passati: ad esempio via degli Orefici, via Pescherie Vecchie, via Drapperie, via Calzolerie. E ancora oggi le gioiellerie, le botteghe di gastronomia tipica bolognese, le macellerie e altre attività artigianali animano la vita quotidiana del Quadrilatero, insieme a locali dove sostare per un drink o uno spuntino nella tradizione petroniana. Tra banchi, negozi antichi e bistrot, si può ammirare un’opera d’arte unica per forza espressiva e plasticità: si tratta del Compianto di Niccolò dell’Arca, visibile nella chiesa di Santa Maria della Vita in via Clavature 10. L’edificio risale alla metà del XIII secolo, mentre l’opera d’arte di Niccolò dell’Arca è del 1463.
Il Compianto su Cristo morto è un gruppo scultoreo di terracotta composto da sette statue in grandezza naturale: Cristo morto attorniato da Nicodemo, Salomè, la Madonna, S. Giovanni, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Le statue in origine erano dipinte in policromia, come si vede da alcune tracce di colore ancora presenti, ma forse la terracotta al naturale rende ancora più forte l’impatto visivo delle figure intorno al Cristo sdraiato. La disposizione originaria della scena non è documentata con certezza e quindi la sistemazione attuale delle statue è il risultato di studi deduttivi.
Il Quadrilatero è delimitato da alcuni dei monumenti e palazzi più rappresentativi di Bologna, a cominciare da quelli che circondano piazza Maggiore, come Palazzo Re Enzo così chiamato perché vi fu tenuto prigioniero per ben 23 anni Enzo di Svevia, re di Sardegna e figlio dell’imperatore Federico II. Enzo (1220-1272) fu catturato durante la vittoriosa battaglia della Fossalta vicino a Modena nel 1249 e mai più riconsegnato, malgrado lusinghe, denaro e minacce del potente padre imperatore. La costruzione risale alla prima metà del ‘200 ed ha subito un ultimo restauro nel 1905 ad opera del bolognese Alfonso Rubbiani. Fa parte dello stesso complesso anche il Palazzo del Podestà: alle spalle di questo palazzo si incrociano due strade che creano il Voltone del Podestà, e sul voltone è direttamente poggiata la torre dell’Arengo, alla cui sommità si trova il Campanazzo, la storica campana che suonava per le adunanze cittadine in occasione di eventi particolari. Davanti Palazzo Re Enzo c’è poi la Fontana del Nettuno, opera di Giambologna (Jean de Boulogne 1529-1608) realizzata nel 1563: il modello originale della statua è esposto nel vicino Museo Civico Medievale.
Il lato ovest della piazza è occupato da Palazzo D’Accursio sede del Comune, mentre il lato più spettacolare è quello con Palazzo dei Notai (antica sede della corporazione, come testimonia lo stemma sulla facciata con i tre calamai e le penne d’oca) e la Basilica di San Petronio, ultimo grande esempio di architettura gotica e sesta chiesa cristiana nel mondo per dimensioni. Dedicata al Vescovo patrono della città, la chiesa fu iniziata nel 1390 da Antonio di Vincenzo (1350-1402). La singolare facciata rimasta incompleta, presenta nella parte inferiore un basamento di marmo su cui si aprono tre portali. L’interno ha 22 cappelle votive e celebrative delle maggiori famiglie bolognesi che contribuirono alla costruzione e ha una particolarità unica: tracciata sul pavimento della navata sinistra è visibile la più grande meridiana al mondo (67 metri di lunghezza) per lo studio delle rivoluzioni solari, rilevate attraverso un foro creato sulla cupola a oltre 27 metri di altezza. La meridiana fu creata nel 1655 dall’astronomo Gian Domenico Cassini che in quel tempo insegnava astronomia all’Università di Bologna. Da ricordare anche che in San Petronio nel 1530 papa Clemente VII incoronò Carlo V imperatore del Sacro Romano Impero.
Guardando la facciata della basilica, a sinistra troviamo Palazzo dei Banchi, l’ultimo edificio eretto nella piazza: in realtà è una facciata scenografica creata per mascherare le viuzze del mercato retrostante. Progettato da Jacopo Barozzi detto il Vignola, risale alla seconda metà del XVI secolo. La facciata si compone di quindici archi, di cui due, con ampio voltone, danno il passaggio nel Quadrilatero tramite via Clavature e via Pescherie Vecchie.
Gli archi di Palazzo dei Banchi fanno parte del Portico del Pavaglione, e nella laterale via dell’Archiginnasio, si trova il Museo Civico Archeologico che raccoglie importanti testimonianze della civiltà villanoviana, etrusca, gallica e romana. Sempre sotto al Pavaglione c’è il Palazzo dell’Archiginnasio realizzato nel 1562 dall’architetto bolognese Antonio Morandi, detto Terribilia. Fino al 1803 fu sede dell’università, e dal 1838 ospita la Biblioteca Civica. All’interno del palazzo si trova il Teatro Anatomico, uno spettacolare anfiteatro interamente in legno progettato nel 1637 per le lezioni anatomiche dall’architetto bolognese Antonio Paolucci detto Levanti, arricchito con le statue di Ercole Lelli.
A pochi metri dall’Archiginnasio si apre piazza Galvani, e davanti alla bella statua dedicata allo scienziato bolognese (1737-1798) celebre per i suoi studi sull’elettricità muscolare si apre il voltone di ingresso per Corte dè Galluzzi, che ancora oggi rappresenta bene quello che doveva essere un’area consortile chiusa, quasi un fortino di proprietà di una sola potente famiglia, in questo caso i Galluzzi. Questa torre in pietra è il simbolo della forza e della ricchezza del clan di appartenenza: costruita nel 1257 è posta al centro di una piccola corte di palazzi circostanti, ma in origine le case (ancora in legno) erano più a ridosso della torre. È un vero e proprio ultimo baluardo inespugnabile nel quale trovare rifugio in caso di attacco, con i suoi 30 metri di altezza, i muri di uno spessore quasi inusitato e nessun accesso se non la porticina a quasi dieci metri di altezza, alla quale si accedeva tramite pensiline in legno poste alle finestre dei palazzi adiacenti. Sotto la porta si possono vedere i fori di sostegno per i pali delle pensiline. L’accesso direttamente dal pianoterra è stato ricavato solo in epoca molto recente, ed entrando nel locale che attualmente ospita una caffetteria, si può misurare direttamente quanto siano spessi i muri di questa torre inespugnabile. La Corte si collega anche con via D’Azeglio, e risalendo la via lasciando San Petronio alle spalle, dopo poche decine di metri, al numero 52 si trova la chiesa di San Procolo, una delle più antiche di Bologna. Il primo edificio risale infatti alla prima era cristiana e nei secoli sono stati fatti interventi che sono passati dallo stile gotico nel XIV secolo al rinnovamento attuato dal Antonio Morandi (Terribilia) e Domenico Tibaldi nel XVI secolo, fino alle trasformazioni effettuate da Alfonso Torreggiani nel 1741. Davanti l’altare maggiore si trova il sarcofago con le spoglie di San Procolo, uno dei primi martiri cristiani e l’interno della chiesa è arricchito da opere di Lippo di Dalmasio, Bartolomeo Cesi e Giuseppe Pedretti. A pochi passi di distanza, in via Tagliapietre 19 c’è la chiesa del Corpus Domini, conosciuta come Chiesa della Santa perché custodisce il corpo incorrotto di Santa Caterina dè Vigri (1413-1463) fondatrice del primo convento di suore clarisse a Bologna.
Caterina fu molto amata in vita e il suo culto iniziò subito dopo la sua morte, ben prima della proclamazione a Santa, avvenuta nel 1712.
La chiesa fu costruita nel 1477, mentre l’interno fu rinnovato due secoli dopo e arricchito con dipinti di Marcantonio Franceschini e Ludovico Carracci. Sono ospitate anche le tombe di Luigi Galvani e di Laura Bassi, una delle prime donne scienziate attiva nel XVII secolo. L’interesse però è tutto per la cappella della Santa, che custodisce il corpo integro e in posizione seduta di Caterina.
Sempre nelle vicinanze c’è un’altra chiesa che è anche una galleria di arte bolognese tra il XIV e il XVIII secolo, con opere di Vitale da Bologna, Lippo di Dalmasio, Simone dei Crocifissi, Alessandro Tiarini, Francesco Gessi, Guercino e Giuseppe Maria Crespi: è la chiesa del Santissimo Salvatore, all’angolo tra via Cesare Battisti e via Porta Nova.
L’edificio ha origini molto antiche, e l’aspetto attuale risale ai rifacimenti dell’inizio XVII secolo ad opera dell’architetto padre Giovanni Ambrogio Magenta con la collaborazione di Tommaso Martelli. Lo stile sembra chiudere il ciclo rinascimentale e aprire quello barocco e fa di questa chiesa un elemento importante nel passaggio tra i due stili architettonici.
L’interno spicca per la ricchezza delle opere d’arte, tra le quali il famoso polittico di Vitale da Bologna con l’incoronazione della Vergine, La Madonna della Vittoria di Simone dei Crocifissi e un San Domenico attribuito a Guercino (Giovanni Francesco Barbieri) che è sepolto proprio in questa chiesa, come testimonia la lapide al centro del pavimento nella navata.
DA VEDERE
• Le botteghe e i bistrot nei vicoli medievali
• Il Museo Civico Archeologico
• La Fontana del Nettuno
• La Basilica di San Petronio
• Il Palazzo dell’Archiginnasio
• La chiesa del Santissimo Salvatore
DA NON PERDERE
• Il Compianto di Niccolò dell’Arca
• La Meridiana dentro San Petronio
• Il Teatro Anatomico nel Palazzo dell’Archiginnasio
• Il corpo di Santa Caterina dè Vigri nella chiesa della Santa
• Il San Domenico di Guercino nella Chiesa del Santissimo Salvatore
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