L’origine di questa peculiarità bolognese
I portici di Bologna, lunghi circa 53 km, furono costruiti dal tardo medioevo, quando la città registrò uno straordinario sviluppo grazie all’inurbamento, ma anche all’arrivo di studenti e letterati nell’Università più antica del mondo occidentale. A causa del sovraffollamento, in un primo tempo gli abitanti pensarono di chiudere i propri balconi con verande di legno, ma dopo poco capirono che i ragazzi non potevano vivere per anni in un balcone. Così si pensò di costruire un’ulteriore stanza verso l’esterno.
Ed eccoci qui, svelato il mistero! Il portico nasce direttamente dallo “sporto”, una sorta di balcone di legno costruito sulla facciata delle case per ampliare lo spazio abitativo dei piani alti.
Gli sporti col tempo aumentarono in grandezza e si rese necessario puntellarli dal basso con travi di legno che inevitabilmente andarono ad occupare le strade. Ben presto portici di ogni tipo affollarono le vie: a differenza di altre città dove le amministrazioni decisero di rimuoverli, a Bologna invece si pensò di renderli obbligatori e di pubblico utilizzo. Casa Isolani, ne è da esempio con stilate in rovere da 9m.
Conosciuto da tutti, è il portico di San Luca che con i suoi 3.796 metri, è ritenuto il portico più lungo al mondo ed è in lista per diventare “patrimonio mondiale dell’umanità” per l’UNESCO, insieme a tutti gli altri portici di Bologna. Il luogo è sempre stato meta di pellegrini, giunti in città e da ogni dove per venerare la sacra icona della Vergine col Bambino detta “di San Luca“.
Il portico fu edificato dal 1674 proprio per agevolare la processione che dal 1433 conduce ogni anno in città la sacra immagine, offrendo loro anche un percorso sempre ben lastricato e pulito.
Il portico bolognese infatti continuò a essere progettato e edificato anche dopo che si mise fine all’abuso di estensione delle balconate, proprio perché il portico proteggeva (protegge) dalle intemperie, creando una propaggine della casa utile per lavorare e socializzare. I grandi promotori della loro diffusione furono gli artigiani, che usavano il portico come laboratorio all’aperto, protetto dal sole estivo e dalla pioggia invernale, e sicuramente più luminoso delle botteghe poste al pianterreno delle loro abitazioni.
Così i portici divennero una costante dell’edilizia bolognese che con le dovute varianti costruttive si prolungò fino ad oggi, ma divenne anche simbolo della città dove le giornate, scivolando sotto i portici, incantano e disorientano ogni turista di passaggio.