Il porto di pianura, canali sotterranei, monumenti e manifattura delle arti.
Il rapporto tra Bologna e l’acqua è molto antico e nel periodo in cui sviluppava la sua massima potenza cittadina non era solo lo Studio, l’università, a fare da polo di attrazione e distinzione: a partire dal XII secolo il Comune realizzò una serie di canali artificiali che si sviluppavano dalle acque del torrente Aposa (sulle cui sponde fu fondata la Felsina etrusca) e si intersecavano con i due canali collegati ai fiumi Reno e Savena creati anche loro per portare vie d’acqua dentro Bologna.
Questa copiosa disponibilità di acqua servì per creare l’energia necessaria ad alimentare l’artigianato manifatturiero: mulini, macine, concerie, filatoi, magli, gualchiere e infine tutte le attività per le quali una fonte d’acqua subito disponibile per energia e per lavorazione faceva la differenza tra un lento lavorio e una produzione di grande importanza commerciale.
I canali servivano anche come via per il trasporto di merci e di persone ovviamente, e in epoche nelle quali le vie di terra erano lente ed accidentate la possibilità di procedere su barconi era una valida alternativa, e in alcuni casi molto più comoda e pratica anche per lunghi percorsi. Nel 1548 Bologna iniziò la costruzione del porto definitivo dentro le mura della città, in sostituzione di quelli esistenti da tempo all’esterno delle mura, progettato da Jacopo Barozzi (il Vignola) che fu operativo quasi fino agli anni ’30 del novecento, quando vennero coperti i canali navigabili.
Tutta la zona compresa tra l’asse via Irnerio, via Dei Mille, via Don Minzoni da un lato, e via Riva di Reno, via Righi e via delle Moline dall’altro conserva ancora in alcuni toponimi il ricordo della Bologna delle acque, a cominciare da via del Porto e in alcuni tratti lascia ammirare alcuni scorci dei canali scorrere tra i palazzi o tra i prati, come nel caso del canale Cavaticcio che dà il nome al parco nel quale scorre, nel cuore della Manifattura delle Arti, un’area che prende il nome dalle botteghe che un tempo operavano in quella zona grazie ai mulini dei canali e che oggi raggruppa alcune eccellenze culturali bolognesi quali la Cineteca e il MAMbo, Museo di Arte Moderna di Bologna in via Don Minzoni 14 con la collezione permanente del Museo Morandi che si affianca alle consuete mostre periodiche, e subito lì vicino la Salara, l’antico deposito di sale del porto ora trasformato in sala espositiva e sede polivalente del Cassero. Proprio nello spazio tra il MAMbo e la Salara è stato recentemente creato il Parco del Cavaticcio, che prende il nome dal canale che fa bella mostra di se lungo una striscia di verde che regala uno scorcio di paesaggio urbano molto suggestivo e riposante.
Il belvedere su via Don Minzoni permette una visuale prospettica del parco e del canale, così come la si aveva ai tempi del porto guardando dagli uffici della dogana, ormai scomparsi da tempo.
Il polo della Manifattura comprende anche i laboratori del DAMS dell’Università di Bologna, con teatro sperimentale, laboratorio cinematografico, auditorium per la musica più uffici e servizi.
C’è anche la nuova sede della biblioteca della Cineteca di Bologna, un vero e proprio centro internazionale di documentazione con oltre 40.000 volumi, 18.000 audiovisivi e centinaia di migliaia tra fotografie e manifesti cinematografici.
La Cineteca e l’area DAMS sono vicine a via Riva Reno, dove si può vedere la chiesa di Santa Maria della Visitazione, costruita dopo la peste del 1527 per ringraziare dello scampato pericolo: la chiesa sorgeva circondata dalle acque del canale Reno ora coperto.
Ancora lungo la stessa via si incontra l’Angolo della Pioggia, all’incrocio con via Galliera: è un angolo bolognese molto particolare nel quale si ha quasi l’impressione di essere in un paesino dei dintorni e non nel cuore della città, tanto suggestiva è la sensazione di raccoglimento.
Tutta l’area ruota intorno alla pioggia, per meglio dire è un omaggio alla Madonna della Pioggia, che secondo la tradizione salvò Bologna da una grande siccità, e alla quale è intitolata la chiesa di Santa Maria della Pioggia, nata dal complesso originario del XIII secolo e successivamente intitolata alla Madonna dopo la processione che nel 1561 portò la pioggia che mise fine ad un lungo periodo di arsura.
All’interno della chiesa è esposto il dipinto della Madonna che fu portato in processione: un’opera di Michele di Matteo, pittore bolognese attivo alla metà del XV secolo.
Dalla vicina via Righi è possibile vedere gli scorci delle acque bolognesi che non sono state coperte, cominciando con lo scorcio vicino al voltone di via Malcontenti per proseguire con il belvedere su via Piella e poi via Oberdan, oltre allo scorcio della vicina via Capo di Lucca vicino all’angolo con via Delle Moline.
In via Oberdan, vicino al canale con le acque a vista, si arriva alla chiesa di San Martino (civico 25) costruita nella prima metà del XIV secolo e da visitare per le opere di Paolo Uccello, Amico Aspertini e Ludovico Carracci tra i vari artisti che sono custoditi, oltre che per il bellissimo organo del XVI secolo molto prezioso per decorazioni e per sonorità.
Quasi di fronte alla chiesa si apre via Marsala, dove al numero 12 si trova Palazzo Grassi, una delle poche dimore rimaste a testimonianza dell’assetto urbano di Bologna nel pieno medioevo.
Il portico è uno dei pochi ancora esistenti con colonne a travi in legno dalla tipica forma a stampella, con portone di ingresso sormontato da una ghiera a sesto acuto. È un tipico esempio di architettura e di edilizia signorile del XIII secolo a Bologna.
DA VEDERE
• I canali tra via Piella, via Oberdan e via Capo Di Lucca
• Il canale al Parco Cavaticcio
• La chiesa di Santa Maria della Pioggia
• Il portico in legno di Palazzo Grassi
DA NON PERDERE
• Il MAMbo Museo d’Arte Moderna
• Le opere d’arte e l’organo della chiesa di San Martino