Ogni settimana i Musei Civici di Bologna propongono un ricco calendario di appuntamenti, per svelare le loro collezioni e raccontare aspetti ed episodi inediti e curiosi della storia della città, anche attraverso punti di vista differenti e insoliti accostamenti fra le diverse collezioni.
Conferenze, laboratori, concerti, visite guidate, visite in lingua sono i principali “strumenti” di questo racconto, che si dispiega lungo millenni di storia, dai primi utensili in pietra di uomini vissuti 800.000 anni fa ai prodotti dell’attuale distretto industriale, dalla pittura alle varie forme dell’arte moderna e contemporanea, dalla musica alle grandi epopee politiche e civili.
Di seguito gli appuntamenti in programma da venerdì 14 a giovedì 20 dicembre.
Prorogata fino al 3 febbraio la mostra “Umberto Bonfini. Un dottore a Grizzana. Dalla medicina alla fotografia” in corso a Casa Morandi.
IN EVIDENZA
“Sto al MAMbo per le Feste. Giornate d’Arte al Museo per bambini e ragazzi”
Durante le feste e le vacanze scolastiche (27 e 28 dicembre 2018; 2, 3 e 4 gennaio 2019) tornano le attese giornate d’arte dedicate a bambini da 5 a 11 anni a cura del Dipartimento educativo MAMbo. La mostra temporanea “That’s IT!” e l’immaginario degli anni ’80 saranno lo spunto per nuove e divertenti attività di laboratorio.
Orari: mattina ore 8.30-12.30; pomeriggio ore 14-18.
Prenotazione obbligatoria e valida solo via mail all’indirizzo mamboedu@comune.bologna.it da effettuare entro venerdì 21 dicembre per le giornate del 2018 ed entro lunedì 31 dicembre per le giornate del 2019.
Le giornate d’Arte al Museo sono attivate solo con un minimo di 8 partecipanti (massimo 30 partecipanti).
Ingresso: € 15,00 a partecipante per ogni mattina o pomeriggio, da pagare alla cassa del museo prima dell’inizio dell’attività
ore 11-17: “Treno” della Barca – Piazza Giovanni XXIII
“Il Vecchione 2019”
Nell’ambito del Capodanno organizzato dal Comune di Bologna, il Dipartimento educativo MAMbo e “Senza titolo” – Progetti aperti alla cultura, affiancano Cantieri Meticci nella realizzazione del Vecchione 2019, un Vecchione “partecipato” costruito insieme alle famiglie, ai bambini e ai cittadini tutti.
Secondo appuntamento domenica 9 dicembre in Piazza dei Colori dalle 11 alle 17 per rispondere insieme alla domanda “A chi e a cosa ci apriremo nell’anno che verrà?”.
Tutti sono invitati a portare da casa oggetti in legno che non servono più come porte, cassetti, finestre, tavoli e sedie che gli scenografi di Cantieri Meticci sapranno elaborare in un’opera originale. Tutti i materiali ricevuti e prodotti nel corso della giornata contribuiranno a dare forma alla figura del Vecchione 2019, frutto di una azione laboratoriale partecipata, desunta dalle pratiche dell’arte.
Ingresso: gratuito
PER I BAMBINI
sabato 15 dicembre
ore 10 e ore 11.15: Museo della Musica – Strada Maggiore 34
In occasione della rassegna The Best of
“Mamamusica ensemble in concerto”
Alle ore 10 per bambini da 0 a 24 mesi; alle ore 11.15 per bambini da 25 a 36 mesi.
Con Chiara Bartolotta, conduzione, voce e piano; Linda Tesauro, voce; Luca Bernard, voce e contrabbasso; Rocco Casino Papia, chitarre e percussioni; Carlo Maver, flauto e bandoneon; Roberto Rossi, batteria e percussioni.
Il concerto “disturbato” del Mamamusica ensemble aperto a tutti: un vero e proprio bagno di suoni con musica del repertorio classico, jazz ed etnico-popolare, in cui immergersi e partecipare con il corpo e con la voce.
Prenotazione obbligatoria solo online su www.museibologna.it/musica.
Si richiede conferma o eventuale disdetta entro il giovedì precedente la data del laboratorio.
Ingresso: € 6,00 a partecipante
ore 15.30: Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
“Tutti in onda” visita e laboratorio per bambini da 5 a 11 anni dedicati alla mostra “Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda”, a cura dei Servizi educativi Istituzione Bologna Musei.
Mentre i grandi visitano la mostra o partecipano alla conferenza, i piccoli si divertono in compagnia degli operatori del museo, scoprendo ogni volta nuove immagini, andando a caccia di dettagli e particolari sempre diversi da catturare e rielaborare in laboratorio, realizzando manufatti da portare a casa e collezionare.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6496627 oppure mamboedu@comune.bologna.it.
Durata: 2 ore. L’attività parte con un minimo di 6 bambini.
Ingresso: € 5,00 a bambino + biglietto mostra (gratuito per minori di 6 anni, ridotto da 6 a 17 anni e famiglia)
ore 16: Museo del Patrimonio Industriale – via della Beverara 123
“Esplorando il Sistema Solare” Laboratorio per ragazzi da 8 a 12 anni.
Nella sala dell’Officina delle Stelle, grazie ad un programma interattivo e sotto la guida di un operatore i partecipanti potranno vivere un percorso entusiasmante attraverso il nostro sistema solare alla scoperta di pianeti, asteroidi e comete, orbitando insieme a loro attorno al Sole, mentre con l’aiuto di un moderno tellurio a movimentazione elettronica potranno comprendere come i moti relativi di Sole Terra e Luna diano luogo a fenomeni periodici come eclissi, alternanza delle stagioni e del dì e della notte.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6356611 (entro le ore 13 di venerdì 14 dicembre).
Ingresso: € 5,00 (gratuito per un accompagnatore adulto)
domenica 16 dicembre
ore 10.30: Museo Davia Bargellini – Strada Maggiore 44
“Un Natale di stoffa al museo”
Laboratorio per bambini da 4 a 7 anni con Angela Lezzi, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Prenotazione obbligatoria allo tel. 051 2193933 (lunedì ore 9-13, martedì e giovedì ore 12-16) oppure musarteanticascuole@comune.bologna.it (entro le ore 12 di venerdì 14 dicembre).
Ingresso: € 5,00
ore 16.30: Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
“Sull’onda del Natale”
Visita con laboratorio per bambini da 5 a 11 anni dedicati alla mostra “Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda”, a cura dei Servizi educativi Istituzione Bologna Musei.
Un viaggio nelle immagini e colori del Giappone per realizzare manufatti originali da mettere sotto l’albero.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6496627 oppure mamboedu@comune.bologna.it.
Durata: 2 ore. L’attività parte con un minimo di 6 bambini.
Ingresso: € 5,00 a bambino + biglietto mostra (gratuito per minori di 6 anni, ridotto da 6 a 17 anni e famiglia)
GLI ALTRI APPUNTAMENTI
venerdì 14 dicembre
ore 16: Collezioni Comunali d’Arte e Sala Farnese, Palazzo d’Accursio – Piazza Maggiore 6
“Una testa, un volto. Pari nelle differenze”
Visita guidata alla mostra a cura dei Servizi educativi Istituzione Bologna Musei. Con Ilaria Negretti.
Ingresso: € 4,00 per la visita guidata + biglietto mostra
sabato 15 dicembre
ore 10.30: Museo Medievale – via Manzoni 4
“I volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna”
Visita guidata alla mostra con Paolo Cova, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Ingresso: biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
ore 16: Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
Nell’ambito del ciclo Il mondo Fluttuante di Hokusai e Hiroshige: in viaggio tra passato e futuro
“Lo scandalo e l’incanto: storie di attori e samurai” conferenza di Matteo Casari, Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Il ciclo “Il mondo Fluttuante di Hokusai e Hiroshige: in viaggio tra passato e futuro” propone cinque incontri per conoscere il “mondo fluttuante” e la maestria di Hokusai ed Hiroshige e il loro profondo impatto sulla cultura giapponese e sull’arte dell’Occidente.
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti
domenica 16 dicembre
ore 10.30: Museo Davia Bargellini – Strada Maggiore 44
Per il ciclo Collezionismo e dispersioni
“I Minghetti, ceramisti e collezionisti di maioliche”
Visita guidata con Mark Gregory D’Apuzzo, conservatore del museo.
Ingresso: gratuito
ore 11: Museo per la Memoria di Ustica – via di Saliceto 3/22
“Visita guidata al Museo per la Memoria di Ustica”
Una visita al luogo che l’artista francese Christian Boltanski ha creato per la città in ricordo delle vittime della tragedia di Ustica. Un’occasione per riflettere sulla memoria e sull’identità di ciascuno di noi, ripercorrendo le vicende della nostra storia contemporanea.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6496627 (mercoledì dalle 10 alle 17 e giovedì dalle 13 alle 17) oppure mamboedu@comune.bologna.it.
Ingresso museo: gratuito
Visita guidata: € 4,00. Per i possessori della Card Musei Metropolitani Bologna € 3,00
ore 11: Museo della Musica – Strada Maggiore 34
“Poesia per musica e per Rossini”
Per la rassegna “Rossini, Opere, Lettere” – incontri a cura del Conservatorio di Musica G.B. Martini – una conferenza con Massimo Marino, giornalista, nell’ambito di “L’inquilino di Strada Maggiore e di Piazza Rossini – il maestro a Bologna nel 150° dalla scomparsa”.
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti
ore 14-18: Villa delle Rose – via Saragozza 228/230
“Dina Danish & Jean-Baptiste Maitre. Whatever They Do May It All Turn Out Wrong”
Mediazione culturale alla mostra a cura del Dipartimento educativo MAMbo.
Ingresso: gratuito
ore 16: Museo del Patrimonio Industriale – via della Beverara 123
“Dalla carta alla stampa” Visita guidata di approfondimento dedicata all’evoluzione della stampa: dalla carta alle moderne tecnologie.
La carta è un materiale costituito prevalentemente da materie prime vegetali, opportunamente lavorate ed essiccate. Secondo la tradizione, viene prodotta per la prima volta in Cina nel 105 a.C. dal ministro Cai Lun, un eunuco dell’imperatore He. In Europa viene introdotta dagli arabi nel IX secolo anche se le prime cartiere appaiono solo alla fine del XII secolo. La carta si impone lentamente ma, in occidente, è solo con l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutemberg nel 1454 che si dà dimostrazione delle infinite possibilità di quest’incredibile mezzo. Cinquant’anni dopo in Europa circolano già 30.000 titoli per una tiratura superiore ai dodici milioni di volumi!
Il processo di stampa non ha particolari accelerazioni sino al XIX secolo con l’introduzione della litografia e la successiva evoluzione della composizione automatica dovuta alla introduzione della linotype, macchina tipografica in grado di comporre e giustificare automaticamente intere righe di caratteri. I progressi continuano nel XX secolo quando, in tempi recentissimi, si avvia la rivoluzione della stampa digitale. Nel corso della visita verranno illustrate le diverse tecnologie di stampa: dalla lavorazione dei caratteri in piombo sino agli stampati; il funzionamento di torchi, platine, monotype e linotype presenti nella sezione tipografica del museo.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6356611 (entro le ore 13 di venerdì 14 dicembre).
Ingresso: biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
ore 16 e ore 17.30: Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
In occasione della mostra HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston
“Dimostrazione di kamishibai”
A cura di a cura di Manekineko- kai. Max 20 persone tra adulti e bambini per turno.
Nata come forma di narrazione per immagini nei templi buddhisti, kamishibai letteralmente vuol dire “teatro di carta”: una valigetta in legno nella quale vengono inserite delle tavole stampate su cui il cantastorie cuce i suoi racconti. Un’antica quanto moderna forma di narrazione orale che incanta da generazioni adulti e bambini attraverso il fascino delle storie illustrate.
Manekineko-kai è un’associazione di mamme giapponesi residenti in Italia che si occupa di trasmettere ai bambini la cultura giapponese.
Ingresso: gratuito
ore 16.30: Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio – Piazza Maggiore 6
“L’anima e il corpo. Immagini del sacro e del profano tra Medioevo ed Età Moderna”
Visita guidata alla mostra con Paolo Cova, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Ingresso: biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
ore 16.30: Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
“Viaggio in Giappone”
Visita guidata alla mostra “Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda”, a cura dei Servizi educativi Istituzione Bologna Musei.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6496627 oppure mamboedu@comune.bologna.it.
Durata: 2 ore. L’attività parte con un minimo di 6 bambini.
Ingresso: € 5,00 a bambino + biglietto mostra (gratuito per minori di 6 anni, ridotto da 6 a 17 anni e famiglia)
martedì 18 dicembre
ore 17: Museo Davia Bargellini – Strada Maggiore 44
“Presepi genovesi del Settecento dal Museo Giannettino Luxoro”
Visita guidata alla mostra con Ilaria Negretti, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Ingresso: gratuito
mercoledì 19 dicembre
ore 17: Museo Medievale – via Manzoni 4
“I volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna”
Visita guidata alla mostra con Paolo Cova, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Ingresso: biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
ore 17: Museo della Musica – Strada Maggiore 34
“Peace Sound”
Concerto di presentazione del nuovo disco di Simona Eugenelo (Woodworm Records, 2018).
Con Massimo Tagliata, Iosonoaria, Drubchen Rimpoce, Frank Nemola, Alfio Antico e ospiti vari.
“Peace Sound” è il nuovo disco di Simona Eugenelo, cantante e musicista che vive e lavora a Bologna e che da molti anni si occupa della rilettura della tradizione sonora himalayana, con rigore filologico, ma anche con attenzione per i linguaggi sonori contemporanei.
L’album, interamente registrato negli studi del fisarmonicista e pianista Massimo Tagliata, è nato come un omaggio al potere evocativo dei mantra e della cultura della pace NgalSo, come è tramandata da Lama Gangchen Rinpoce.
Un disco di suoni moderni tra jazz, elettronica e soul che ha visto sedimentarsi intorno la passione di tantissimi grandi musicisti della scena italiana, che hanno raggiunto Simona in studio per collaborare alle diverse canzoni. Un elenco di talenti che comprende Paolo Fresu, Roy Paci, Antonella Ruggiero, il percussionista Alfio Antico, Nando Popu dei Sud Sound System, Frank Nemola, trombettista della band di Vasco Rossi, la giovane cantante Iosonoaria, il pianista Teo Ciavarella, Davide Fasulo, oltre naturalmente a Massimo Tagliata. Introduce la voce di Alessandro Bergonzoni.
L’album è stato masterizzato negli studi Fonoprint da Maurizio Biancani ed è pubblicato da Woodworm Records. La grafica è di Gianluca Bernardini, Studio Latveria.
“Peace Sound” è stato realizzato anche grazie a una campagna di crowdfundig su Musicraiser.
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti
giovedì 20 dicembre
ore 17: Museo Medievale – via Manzoni 4
In occasione del Festival Francescano
“Lodi per ogni ora. I corali francescani provenienti dalla Basilica di San Francesco”
Visita guidata alla mostra con Paolo Cova, RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Ingresso: biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
ore 19: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – via Don Minzoni 14
Nell’ambito della rassegna I favolosi ’80
“1989. Emilio Vavarella”
A grande richiesta, MAMbo ripropone l’appuntamento del giovedì dedicato a dieci opere, dieci artisti, dieci anni: trenta minuti per raccontare un’opera della mostra “That’s IT!”.
Dieci incontri coinvolgenti per rivivere l’atmosfera dei favolosi anni ’80. Ogni appuntamento sarà dedicato ad un artista presente in mostra il cui anno di nascita diventa un pretesto per per ripercorrere o conoscere gli accadimenti, le immagini, i protagonisti, le mode, le HIT del periodo. Chi c’era se lo ricorderà, chi non c’era… lo scoprirà.
Per ragazzi dai 12 anni in su e adulti. A cura del Dipartimento educativo MAMbo.
E se conservi il biglietto di ingresso, agli appuntamenti seguenti paghi solo il costo della visita guidata.
Prenotazione obbligatoria entro le ore 13 allo 051 6496627 (mercoledì dalle 10 alle 17 e giovedì dalle 13 alle 17) oppure mamboedu@comune.bologna.it.
Ingresso: € 4,00 per visita a persona + ingresso mostra ridotto € 4,00 (adulti). Per i possessori della Card Musei Metropolitani Bologna € 3,00 per visita a persona + ingresso mostra € 3,00
MOSTRE
Museo Davia Bargellini – Strada Maggiore 44
“Presepi genovesi del Settecento dal Museo Giannettino Luxoro”, fino al 20 gennaio 2019
Come avviene da oramai più di dieci anni in occasione delle festività natalizie, i Musei Civici d’Arte Antica, in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare di Bologna, promuovono al Museo Davia Bargellini un evento espositivo dedicato all’arte presepiale tradizionale, come momento di avvicinamento e celebrazione collettiva della raffigurazione della Natività.
Nel contesto di questo atteso appuntamento si pone la mostra “Presepi genovesi del Settecento dal Museo Giannettino Luxoro” organizzata con i Musei Civici di Genova, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Simonetta Maione e Giulio Sommariva, con l’apporto di Fernando e Gioia Lanzi.
L’iniziativa si inserisce nel ciclo di mostre che pone a confronto scuole presepiali di aree regionali diverse, a documentare la straordinaria diffusione di questo specifico tipo di produzione artistica in Italia. Dopo la fortissima tradizione napoletana, che, attraverso la “Scarabattola” della Collezione di Gianfranco Bordoni, è stata tema dell’esposizione del 2008, quest’anno è oggetto di attenzione la grande scuola di Genova, città che fin dalla prima metà del XVI secolo si è affermata come uno dei centri più attivi nella produzione di figure da presepe, accanto a Napoli e Bologna.
Accanto alla ricca collezione del Museo Davia Bargellini – la più ampia, sia numericamente che qualitativamente, di statuine in terracotta policroma dei secoli XVIII-XIX presente in città – l’’esposizione consente al pubblico di ammirare due gruppi presepiali databili fra la seconda metà e la fine del XVIII secolo, provenienti dalle raccolte del Museo Giannettino Luxoro di Genova, rappresentativi dell’altissima qualità esecutiva raggiunta nella produzione di questo particolare tipo di scultura, generalmente di destinazione domestica, di ridotte dimensioni, ma di grande pregio.
Gli esemplari selezionati per l’allestimento, ricostruito con accurata attenzione filologica, sono riconducibili alle due principali varianti compositive rappresentate nella tradizione del capoluogo ligure: da una parte statuette in legno scolpite a tutto tondo e policromate, dall’altra manichini lignei articolati, parzialmente policromati, e rivestiti con abiti in splendido tessuto, testimonianza della grande manifattura tessile cittadina.
Ingresso: gratuito
Collezioni Comunali d’Arte e Sala Farnese, Palazzo d’Accursio – Piazza Maggiore 6
“Una testa, un volto. Pari nelle differenze”, fino al 6 gennaio 2019
Una mostra fatta di sguardi contro ogni forma di discriminazione, con 40 grandi ritratti del fotografo americano Steve McCurry, di cui alcuni inediti, che raccontano l’unicità di ogni individuo e il rispetto per la vita.
Le fotografie di Steve McCurry – 4 volte vincitore del World Press Photo e autore di una delle immagini più iconiche del XX secolo, la “Ragazza afgana” – ritraggono una serie di volti in cui riconoscersi al di là di confini e barriere. Fotografie che educano alla conoscenza e alla visione senza pregiudizi dell’altro, per salvaguardare il patrimonio delle differenze tra le culture nel mondo. Perché è proprio la cultura l’unico mezzo per salvarci in quanto esseri umani. Da qui il titolo della mostra che, parafrasando uno dei valori cardine del cooperare, ossia la parità di ciascuno nel prendere decisioni, lo ripropone nei termini universali dell’equità: “una testa, un voto” diventa così “Una testa, un volto”, il pensiero e i tratti che rendono ogni persona irripetibile. E che, coniugati al plurale, generano una comunità che produce il domani.
A Palazzo d’Accursio, le fotografie di McCurry sono esposte su strutture antropomorfe in ferro battute, ideate dallo scenografo Peter Bottazzi, che sono posizionate come fossero persone in cammino all’interno della Sala e Cappella Farnese.
La mostra è promossa dall’Alleanza delle Cooperative italiane (Legacoop, Confcooperative, Agci) nell’ambito della Biennale della Cooperazione, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei.
Villa delle Rose – via Saragozza 228/230
“Dina Danish & Jean-Baptiste Maitre. Whatever They Do May It All Turn Out Wrong”, fino al 6 gennaio 2019
Il progetto espositivo, a cura di Giulia Pezzoli, costituisce la fase conclusiva del periodo di residenza che il duo di artisti di origine franco-egiziana Dina Danish & Jean-Baptiste Maitre ha svolto a Bologna nell’ambito dell’edizione 2018/2019 del Programma di Residenza ROSE promosso da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, finalizzato a favorire la mobilità internazionale di artisti emergenti e valorizzare le espressioni più attuali nel campo delle arti visive.
Danish & Maitre – una coppia nella vita e nell’arte – hanno trascorso un soggiorno complessivo di sei settimane nella Residenza per Artisti Sandra Natali, il luogo polifunzionale che il MAMbo mette a disposizione di giovani artisti internazionali per offrire uno spazio di confronto e sperimentazione, al fine di sostenerne la ricerca e favorirne la crescita professionale attraverso la metodologia della residenza adottata da grandi centri formativi europei. Durante questo periodo, gli artisti hanno avuto l’opportunità di sviluppare un piano di lavoro finalizzato alla realizzazione di un progetto espositivo inedito, specificamente pensato per le sale di Villa delle Rose, e della relativa pubblicazione edita da Edizioni MAMbo.
La mostra si compone di 28 lavori, comprendendo una selezione di opere recenti riferibili alle pratiche autonome dei due artisti e 14 nuove produzioni realizzate come collettivo durante il periodo di residenza a Bologna.
L’intero progetto espositivo è concepito in stretta connessione con lo spazio di Villa delle Rose e le sue caratteristiche strutturali. In particolare, Danish & Maitre si sono ispirati alla configurazione simmetrica delle prime tre sale dei due piani dell’edificio, identiche per dimensioni e posizione, per sviluppare un allestimento interamente basato su dialettiche e contrappunti speculari in cui le opere situate al piano terra si riverberano in quelle del primo e viceversa.
Casa Morandi – via Fondazza 36
“Umberto Bonfini. Un dottore a Grizzana. Dalla medicina alla fotografia”, fino al 3 febbraio 2019
La porta di Casa Morandi si apre all’incontro con la fotografia di Umberto Bonfini per il progetto espositivo a cura di Claudio Spottl. Un dialogo fra la raccolta atmosfera della casa-atelier in cui Giorgio Morandi visse e lavorò per lunghi decenni fino alla sua morte e una selezione di immagini tratte dall’archivio fotografico lasciato da Umberto Bonfini, medico condotto a Grizzana, che ristabilisce una vicinanza tra due figure accomunate da una frequentazione amichevole e un’affine sensibilità di pensiero.
Nato a Pisa nel 1918, Umberto Bonfini arriva a Grizzana alla fine degli anni quaranta per esercitare la sua professione di medico-chirurgo. Nel paese dell’appennino bolognese conosce Giorgio Morandi, e in seguito ne diventa grande estimatore. Successivamente si sposta a Lagaro, piccolo paese limitrofo a Grizzana, dove continua a esercitare la professione di medico e resterà fino alla sua scomparsa il 10 agosto 1980.
Le frequentazioni con Giorgio Morandi avvicinano Bonfini alla sua pittura inducendolo, sotto il suo influsso, a dipingere diverse tele. Ma l’arte di Morandi si rivela propedeutica soprattutto di quella che diventerà la sua vera cifra artistica: la fotografia. Egli, infatti, si interessa al mondo della fotografia solo dopo la morte di Morandi nel 1964, iniziando a ritrarre composizioni di oggetti ispirate alle nature morte del maestro bolognese, di cui a Casa Morandi si possono ammirare 14 esemplari realizzati negli anni sessanta.
Bonfini trova la sua definitiva espressione poetica nel registro del racconto fotografico, tecnica con la quale si narra una storia attraverso una breve sequenza di foto si narra una storia, e in cui associa estetica e contenuto tracciando una nuova strada della fotografia artistica.
La mostra allestita a Casa Morandi rende testimonianza della sua intensa produzione fotografica contestualizzandola attraverso l’esposizione di cataloghi e materiali documentari come ritratti, note biografiche e interviste.
Museo Medievale – via Manzoni 4
“I volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna”, fino al 28 aprile 2019
La mostra, a cura di Luca Villa, ricompone per la prima volta un’ampia parte delle raccolte appartenute al Museo Indiano di Bologna, oggi suddivise e conservate in tre diverse sedi: lo stesso Museo Civico Medievale, il Museo di Palazzo Poggi di Bologna e il Museo di Antropologia dell’Università di Padova.
L’esposizione consente di riscoprire un rilevante patrimonio di oggetti e fotografie che illustrano l’archeologia e l’arte buddhista asiatica al tempo in cui il Museo Indiano, noto anche come Museo d’Indologia e Museo di Etnografia Indiana Orientale, rimase aperto dal 1907 al 1935.
Il Museo Indiano, allestito nel Palazzo dell’Archiginnasio nelle sale oggi in uso alla Biblioteca, nacque per ospitare inizialmente la cospicua collezione di oggetti, fotografie e manoscritti acquisiti da Francesco Lorenzo Pullè (1850-1934), professore ordinario di Filologia Indoeuropea e Sanscrito dal 1899 alla Regia Università di Bologna, durante un viaggio compiuto nel 1902 in Vietnam, Ceylon, India e Pakistan in occasione della sua partecipazione al Congresso Internazionale degli Orientalisti ad Hanoi.
Lo studioso aveva in animo di creare un museo che rappresentasse non solo l’area geografica a cui dedicava da molti anni le sue ricerche, ma l’intero continente asiatico. Tuttavia, il suo obiettivo poté dirsi raggiunto solo quando il Comune e l’Università di Bologna, enti che avevano partecipato alla creazione del Museo Indiano, si impegnarono a incrementare la collezione originale con acquisti e prestiti temporanei.
Al momento dell’apertura, nelle stanze riservate al museo il pubblico poteva osservare fotografie e oggetti raccolti durante le tappe del viaggio di Pullè attraverso l’India britannica, acquistati allo scopo di illustrare gli aspetti peculiari della religione e della tradizione artistica e artigianale del subcontinente indiano, per come si erano manifestati nel corso dei secoli precedenti e per come apparivano nel presente.
L’allestimento, di cui abbiamo traccia grazie alla pianta del museo, conservata presso l’Archivio Storico Comunale di Bologna, comprendeva molte raffigurazioni di divinità del pantheon hindu e, rispetto ai musei dell’epoca, si distingueva per la presenza di una vasta raccolta di immagini che immortalavano le architetture templari dell’India, hindu, buddhiste e islamiche.
La vicenda del Museo Indiano si concluse definitivamente nel 1935 e due anni più tardi si redasse l’atto con cui le raccolte furono suddivise tra Comune e Università, che ne rimangono ancor oggi custodi, e la famiglia Pullè. Quest’ultima pochi anni dopo cedette almeno una parte della collezione pervenuta al figlio del professore, Giorgio, all’Università di Padova, dove Pullè aveva insegnato a lungo prima di passare all’Alma Mater.
“Lodi per ogni ora. I corali francescani provenienti dalla Basilica di San Francesco”, fino al 17 marzo 2019
La mostra, realizzata nell’ambito del Festival Francescano, presenta una nutrita selezione dei vari cicli liturgici, realizzati tra il XIII e il XV secolo per la basilica bolognese di San Francesco, che attualmente fanno parte della ricca collezione di codici miniati del Museo Civico Medievale di Bologna. Tra questi si segnala la serie di preziosi graduali francescani riccamente miniati dal cosiddetto Maestro della Bibbia di Gerona, protagonista assoluto della decorazione libraria bolognese della fine del Duecento. Prossimi a questa anche la serie poco più tarda degli antifonari, anch’essi ampiamente decorati, ispirandosi in parte alle più antiche esperienze del Giotto assisiate, evidentemente filtrate in città attraverso lo stesso ordine dei frati minori. A queste prime serie di corali ne seguirono altre nel corso del Quattrocento, quando i frati minori si affidarono a vari miniatori coordinati dal bolognese Giovanni di Antonio, per decorare intorno al 1440-50 alcuni dei loro libri liturgici, anch’essi presentati in occasione della mostra.
Museo della Musica – Strada Maggiore 34
“Amandine Meyer. Mosca Cieca”, fino al 16 dicembre 2018
La mostra, realizzata nell’ambito di BilBOlbul in collaborazione con Fondazione Nuovi Mecenati, è dedicata a Amandine Meyer, illustratrice e fumettista francese.
Entrare dentro la mostra di Amandine Meyer vuol dire fare un passo nel suo giardino lussurioso e pop, abitato da bambine perturbanti e colorate, bambini senza volto, piante carnivore e goffi animaletti. E una volta dentro, rimanere invischiati nell’universo seducente di Meyer è un attimo: i colori pastello, le decorazioni eleganti, l’estetica un po’ kitsch dei suoi personaggi invitano a guardare con occhi bambini, a smettere di farsi domande, lasciarsi andare e giocare. Tra dadi, pedine e caselle tra cui saltare, infatti, la mostra stessa diventa un gioco.
Amandine Meyer è un’artista ancora sconosciuta in Italia; le sue opere – che siano di carta, di vetro, di ceramica o di uno dei tanti materiali che usa per creare – sono una goduria per gli occhi e una provocazione per la mente.
Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio – Piazza Maggiore 6
“L’anima e il corpo. Immagini del sacro e del profano tra Medioevo ed Età Moderna”, fino al 24 febbraio 2019
I Musei Civici d’Arte Antica proseguono nell’impegno per la valorizzazione delle Collezioni Comunali d’Arte in concomitanza con i lavori di ripristino della copertura di Palazzo d’Accursio, la cui conclusione è prevista nella primavera 2019, promuovendo una nuova esposizione che ne rivisita l’ampio patrimonio permanente alla luce di un nuovo criterio tematico.
Dopo un primo riallestimento incentrato sulla nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800, il nuovo ordinamento del percorso espositivo propone un tema fondamentale nella cultura figurativa occidentale, la rappresentazione del divino e della figura umana, indagandone l’evoluzione iconografica tra il XIII e il XVIII secolo.
L’esposizione, a cura di Silvia Battistini e Massimo Medica, ricompone alcune delle opere di maggiore rilevanza storico-artistica del museo – tra cui la ricca collezione di sculture e di dipinti medievali dei Primitivi; le preziose tavole di Francesco Francia, Amico Aspertini, Luca Signorelli e le tele di Prospero Fontana, Ludovico Carracci, Michele Desubleo, Guido Cagnacci, Donato Creti, Gaetano Gandolfi, Pelagio Palagi – ordinate secondo due linee di lettura che si alternano nelle sale espositive narrando, da un lato, l’essenza del divino, dall’altra, la vita e i sentimenti quotidiani.
I visitatori hanno così modo di comprendere come anche le più note raffigurazioni religiose e profane non siano rimaste uguali a se stesse nel corso dei secoli, ma abbiano accompagnato il rinnovamento del linguaggio artistico, riverberando il dibattito sulla raffigurazione del corpo umano nel mutare del clima sociale e religioso europeo.
Se il Medioevo ricorre alla rappresentazione del corpo per dare un’identità alla dimensione religiosa nelle sue differenti manifestazioni (Padre Eterno, Cristo, la Vergine, i santi), nel Rinascimento il corpo rappresentato in modo naturalistico diviene fondamentale per dare un volto alla santità e facilitare la divulgazione della dottrina cattolica.
Museo del Risorgimento – Piazza Carducci 5
“Guerra illustrata, guerra vissuta. La Grande Guerra a Bologna tra storia e memoria”, fino al 27 gennaio 2019
A cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, la mostra presenta i risultati del progetto “La Grande Guerra a Bologna tra Storia e Memoria” finalizzato all’implementazione del portale www.storiaememoriadibologna.it per creare e rendere accessibile, in forma unitaria, una memoria collettiva, cittadina e nazionale sugli avvenimenti legati al primo conflitto mondiale, con particolare riferimento alla memoria dei caduti bolognesi.
L’iniziativa, a cura di Mirtide Gavelli e Roberto Martorelli, intende porsi come un momento di conoscenza e promozione del lavoro di digitalizzazione di fonti documentarie e memorialistiche di diversa natura svolto tra il 2015 e il 2018, attraverso l’esposizione al pubblico di alcuni dei più rilevanti documenti appartenenti a un patrimonio ancora poco conosciuto e in alcuni casi del tutto inedito.
Sulle pareti della sala mostre una selezione di manifesti di propaganda dei prestiti nazionali, recentemente restaurati, rievocano ciò che i nostri antenati potevano vedere sui muri di Bologna e delle altre città italiane ed europee: una propaganda massiccia, multiforme, capillare, perché ogni cittadino senza distinzione di età e condizione sociale, si sentisse “fronte interno” e si comportasse come tale, contribuendo, secondo le sue possibilità, alla vittoria finale.
Nelle vetrine sono esposti documenti e cimeli originali relativi alla città di Bologna, normalmente non visibili al pubblico, che l’implementazione del portale ha permesso di fare conoscere e contestualizzare, riproducendone le immagini e raccontandone la storia. Tra questi, documenti e fotografie provenienti da archivi pubblici e privati, compresi quelli donati dalle famiglie di Nazario Sauro ed altri eroi della Guerra; memorie del “Pantheon dei caduti illustri” creato all’interno della scuola Laura Bassi negli anni del conflitto; documenti dell’Ufficio per notizie alle famiglie dei militari, la grande esperienza prima bolognese poi nazionale di volontariato femminile; i numerosi ritratti dei caduti rinvenuti nel corso dei lavori.
Attraverso un codice QR, con uno smartphone è inoltre possibile accedere a tutte le notizie e agli approfondimenti contenuti nel portale: la sala dispone infatti di accesso gratuito wireless e il portale stesso è visualizzabile da tutti i device. La valenza fortemente didattica e divulgativa del progetto che si rivolge non solo a un pubblico giovane è testimoniata dalla presenza in mostra di un totem che consente di esplorare la ricostruzione virtuale in 3D del grandioso Lapidario della Basilica di Santo Stefano, così come si presentava nell’anno dell’inaugurazione (1925): con i nomi dei 2.536 caduti della città di Bologna incisi nelle 64 lapidi poste all’interno del chiostro.
Museo Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
“HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston”, fino al 3 marzo 2019
Il Museo Civico Archeologico ospita le opere dei due più grandi Maestri del “Mondo Fluttuante”: Katsushika Hokusai (1760-1849) e Utagawa Hiroshige (1797-1858).
La mostra espone, per la prima volta in Italia, una selezione straordinaria di circa 150 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston.
Il progetto, suddiviso in 6 sezioni tematiche, curato da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson, è una produzione MondoMostre Skira con Ales S.p.A Arte Lavoro e Servizi in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, promosso dal Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei e patrocinato dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, dall’Ambasciata del Giappone in Italia e dall’Università degli Studi di Milano.
Gli anni trenta dell’Ottocento segnarono l’apice della produzione ukiyoe nota come “immagini del Mondo Fluttuante”. In quel periodo furono realizzate le serie silografiche più importanti a firma dei maestri che si confermarono – qualche decennio più tardi con l’apertura del Paese – come i più grandi nomi dell’arte giapponese in Occidente.
Tra questi spiccò da subito Hokusai, artista e personalità fuori dalle righe che seppe rappresentare con forza, drammaticità e sinteticità insieme i luoghi e i volti, oltre che il carattere e le credenze della società del suo tempo. Egli è considerato uno dei più raffinati rappresentanti del filone pittorico dell’ukiyoe. Nei suoi dipinti su rotolo, ma soprattutto attraverso le sue silografie policrome, l’artista seppe interpretare in modo nuovo il mondo in cui viveva, con linee libere e veloci, un uso sapiente del colore e in particolare del blu di Prussia, da poco importato in Giappone, traendo spunto sia dalla pittura tradizionale autoctona sia dalle tecniche dell’arte occidentale.
Più giovane di circa vent’anni rispetto a Hokusai, Hiroshige divenne un nome celebre della pittura ukiyoe poco dopo l’uscita delle “Trentasei vedute del monte Fuji” del maestro grazie a una serie, nello stesso formato orizzontale, che illustrava la grande via che collegava Edo (l’antico nome di Tokyo) a Kyoto. Si trattava delle “Cinquantatré stazioni di posta del Tōkaidō”, conosciute come “Hōeidō Tōkaidō” dal nome dell’editore che lanciò verso il successo Hiroshige. Da allora l’artista lavorò ripetutamente su questo stesso soggetto, producendo decine di serie diverse fino agli anni cinquanta. La qualità delle illustrazioni di paesaggio e vedute del Giappone, la varietà degli elementi stagionali e atmosferici – nevi, piogge, nebbie, chiarori di luna – che Hiroshige seppe descrivere facendoli percepire in modo quasi sensoriale gli valse il titolo di “maestro della pioggia e della neve”.
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – via Don Minzoni 14
“VHS +. Video/animazione/televisione e/o indipendenza/addestramento tecnico/controllo produttivo 1995/2000”, fino al 17 febbraio 2019
Nello spazio espositivo della Project Room, vocato alla riscoperta di alcuni degli episodi artistici più stimolanti e innovativi originati in ambito artistico bolognese e regionale, il MAMbo presenta “VHS +”.
Il progetto espositivo, nato da un’idea di Saul Saguatti (Basmati Film) e Lucio Apolito (Opificio Ciclope) con la curatela di Silvia Grandi e realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Arti dell’Università di Bologna, si configura come un dispositivo di pulsazioni audio-visive che nascono dall’ibridazione di differenti linguaggi, formati e pratiche di comunicazione video sperimentata in Italia tra il 1995 e i l 2000, raccontando il sogno elettronico di una stagione in cammino tra l’analogico e il digitale.
La produzione del periodo esorbita dall’autorialità individuale per estendersi a una dimensione collettiva, costituendosi in gruppi indipendenti di ricerca media-culturali che diventano veri e propri marchi, come Opificio Ciclope, Fluid Video Crew, Ogino Knauss, Otolab e Sun Wu Kung di cui la mostra documenta i peculiari approcci espressivi. In un mondo ancora senza bacheche, chat, social media e YouTube, questi laboratori pionieristici hanno materialmente costruito schermi di proiezione nelle loro rispettive residenze – Link Project a Bologna, Forte Prenestino a Roma, CPA ExLonginotti a Firenze, Garigliano e Pergola a Milano – sviluppando fucine creative sintonizzate con le coeve sperimentazioni più avanzate a livello europeo.
“VHS +” trova un’estensione on-line nel sito www.vhsplus.it, in cui sono consultabili materiali d’archivio e di approfondimento.
La mostra si avvale della sponsorizzazione tecnica di Eurovideo che ha concesso le forniture strumentali per l’allestimento impianto audio-video.
“That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine”, fino al 6 gennaio 2019
Il MAMbo apre la programmazione espositiva del suo spazio principale – la Sala delle Ciminiere – sotto la direzione artistica di Lorenzo Balbi, con “That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine”, una mostra che presenta i lavori di 56 tra artisti e collettivi nati dal 1980 in avanti, esplorando differenti media e linguaggi.
L’esposizione, dal taglio dichiaratamente generazionale, indaga gli sviluppi più recenti dell’arte nel nostro Paese, coerentemente con un preciso posizionamento nel panorama italiano e internazionale che il MAMbo ha scelto di darsi, individuando per ognuno dei suoi spazi espositivi una chiara identità scientifica. In questo contesto, il museo conferma e sviluppa una vocazione che lo ha reso storicamente punto di riferimento e privilegia, per le mostre nella Sala delle Ciminiere, la ricerca sulle nuove generazioni, sui media sperimentali e su nomi emergenti mai presentati in Italia. Una particolare attenzione è inoltre rivolta alla produzione di nuove opere, anche nell’ottica dell’accrescimento della collezione permanente: numerosi lavori in mostra saranno infatti realizzati per l’occasione.
“That’s IT!” (IT come codice dell’Unione Europea che individua la sigla dell’Italia) non si sviluppa, volutamente, intorno a un concept unitario e monolitico, ma propone interrogativi e possibili letture della contemporaneità in una prospettiva aperta, dialettica e magmatica. Ha ancora senso oggi definire un artista “italiano”? Cosa contribuisce a determinare la definizione di “italianità”? Tale definizione ha delle conseguenze sull’autorappresentazione dell’artista? Dove e come poniamo il confine geografico e generazionale?
Nella mostra si possono rintracciare alcuni possibili indizi. Sono inclusi artisti nati in Italia che lavorano in Italia; nati in Italia che lavorano all’estero; nati in Italia che lavorano sia in Italia che all’estero; nati all’estero che lavorano in Italia; nati all’estero che lavorano all’estero ma che hanno studiato in Italia.
L’unico limite che si è scelto di stabilire e mantenere rigidamente è quello dell’età anagrafica, per dare spazio e visibilità a chi sulla scena artistica si è affacciato più di recente: nessuno dei protagonisti dell’esposizione infatti è nato prima del 1980.
La mostra tratteggia una panoramica della generazione Millennials, la prima a sperimentare un continuo adattamento all’evolversi frenetico delle tecnologie, l’iperconnessione costante e, sul piano sociale, una crescente precarizzazione del mondo del lavoro in un contesto di crisi economica. Una generazione che ha abbandonato le certezze e le ideologie delle precedenti per adottare modalità espressive che stimolano a interrogarsi sul presente, a investigare la contemporaneità più che a fornire delle risposte.
Museo del Patrimonio Industriale – via della Beverara 123
“Il Canale Emiliano Romagnolo nello sguardo di Enrico Pasquali”, fino al 6 gennaio 2019
La promessa di regalare al visitatore suggestioni uniche e originali del nostro territorio – racchiuse già nel titolo della mostra per immagini “Il Canale Emiliano Romagnolo nello sguardo di Enrico Pasquali” – viene ampiamente mantenuta nel collage di emozioni in bianco e nero che il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo (CER) ha ideato ed organizzato con la collaborazione di numerosi partner per valorizzare non solo una delle opere idrauliche più importanti del paese, ma per celebrare l’attività dell’uomo laborioso.
L’esposizione consegna al nostro presente la rilevanza del Canale per le economie agroalimentari di parte dell’Emilia e di gran parte della Romagna. Al contempo essa ci fa compiere un salto all’indietro, in un universo composito fatto di essenzialità, cruda, reale, quasi documentaristica, rappresentato dal maestro di neorealismo di Castel Guelfo, nato in quella fetta di terra bagnata dal Sillaro spesso indicata come spartiacque di confine tra l’Emilia e la Romagna, che ha iniziato il “mestiere” di fotografo a Medicina.
In mostra viene esposta una scelta significativa dei lavori di Enrico Pasquali degli anni ’50-’60 e un video con una ricca serie di testimonianze orali e interviste a lavoratori, tecnici, progettisti e dirigenti, protagonisti dell’avviamento dei lavori del Canale Emiliano Romagnolo, recentemente realizzate da Sonia Lenzi, con la regia di Enza Negroni.
“Scultura e Impresa. Mostra personale dello scultore Michele D’Aniello”, fino al 27 gennaio 2019
Il progetto “Scultura e Impresa”, nato nel 2008 da un’idea dello scultore Michele D’Aniello, annovera ad oggi circa 80 aziende, nazionali ed internazionali, che in questi anni, con entusiasmo, hanno accolto e aderito al progetto positivo e innovativo di arte contemporanea.
Ciò che la mostra presenta è il valore della bellezza e dell’ingegno, della tenacia e del coraggio; è la storia dei valori e il suo motto è riassunto in queste poche parole: “La forma dei Valori, i Valori della Forma”, da sempre filo conduttore di Scultura e Impresa e di tutta l’arte di D’Aniello.
“Scultura e Impresa” si svolge con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Bologna, del Comune di Pianoro e di Unindustria Bologna.
Padiglione de l’Esprit Nouveau – Piazza della Costituzione 11
“PHOENIX. Il Padiglione de l’Esprit Nouveau tra ricognizione e restauro”, fino al 13 gennaio 2019
Ad un anno dalla sua riapertura al pubblico dopo l’intervento di restauro finanziato da Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna, il Padiglione de l’Esprit Nouveau ospita la mostra “PHOENIX. Il Padiglione de l’Esprit Nouveau tra ricostruzione e restauro” curata da Maria Beatrice Bettazzi, Jacopo Gresleri e Paolo Lipparini con l’alta consulenza di Giuliano Gresleri.
L’esposizione, allestita su progetto dell’architetto Jacopo Gresleri, offre allo spettatore la possibilità di ripercorrere la storia della costruzione dell’edificio, una replica – fedele in ogni dettaglio – del prototipo di unità abitativa che l’architetto Le Corbusier aveva proposto a Parigi nel 1925 in occasione dell’Exposition des Arts Decoratifs et Industriels Modernes, poi demolito a conclusione dell’evento.
All’interno del Padiglione sono esposti i progetti, i disegni, le immagini e le testimonianze che documentano il processo di realizzazione di quella che è l’unica opera del maestro svizzero-francese presente in Italia, dall’ideazione e studio alle varie fasi di lavoro.
I disegni, provenienti dal Fondo dell’Archivio Storico dell’Università di Bologna e da quello privato del professor Giuliano Gresleri, mettono in luce il processo di ricerca alla base della ricostruzione e della scelta di tutti i dettagli – infissi, porte, pavimenti e colori -, ai quali Le Corbusier dedicava particolare attenzione, in una visione di spazio cromatico e funzionale in costante rapporto tra interno ed esterno.
In esposizione alcuni materiali della Collezione Cassina dell’Archivio Storico di Cassina a Meda, i plastici eseguiti dagli allievi dell’Atelier di Giuliano Gresleri alla Syracuse University e l’eccezionale allestimento di volumi storici provenienti dalla Collezione Gresleri, dedicati in particolare alle tematiche dell’alloggio a basso costo, delle cromie architettoniche e della didattica dell’architettura.
Sono visibili anche filmati originali del 1977 in cui illustri protagonisti del mondo dell’architettura italiana dialogano sulle specificità del Padiglione, primo edificio nella storia dell’architettura ad introdurre un grande elemento vegetale all’interno della costruzione, e sull’importanza della sua ricostruzione.
La mostra è promossa da Università di Bologna, Archivio Storico – ASUB-SA con il supporto di Servizio Qualità Urbana e Politiche Abitative – Direzione Generale Cura del Territorio e dell’Ambiente della Regione Emilia-Romagna e di IBC – Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna.
In collaborazione con Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e con il patrocinio di Fondation Le Corbusier, Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori e Paesaggisti e Conservatori e Ordine degli Architetti di Bologna.
Orari di apertura: sabato e domenica ore 15-17.
menica è possibile partecipare ad una visita guidata a cura del Dipartimento educativo MAMbo (su prenotazione, tel. 051 6496611).
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L’Istituzione Bologna Musei racconta, attraverso le sue collezioni, l’intera storia dell’area metropolitana bolognese, dai primi insediamenti preistorici fino alle dinamiche artistiche, economiche, scientifiche e produttive della società contemporanea.
Un unico percorso diffuso sul territorio, articolato per aree tematiche.
Archeologia, storia, storia dell’arte, musica, patrimonio industriale e cultura tecnica sono i grandi temi che è possibile affrontare, anche attraverso percorsi trasversali alle varie sedi.
Fanno parte dell’Istituzione Bologna Musei: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Casa Morandi, Villa delle Rose, Museo per la Memoria di Ustica, Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Museo del Patrimonio Industriale, Museo e Biblioteca del Risorgimento, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”.
Info: www.museibologna.it.